mercoledì 14 ottobre 2009

Oggi è Pavese...


da "Sfoghi"

Settembre 1924

Le vigne tutte non hanno più un grappolo,
corron rossastre sul fianco dei colli,
l'aria è più fresca e il bel verde lontano
sta imbrunendo: io cammino pensoso,
senza un'idea che m'accenda l'anima,
calpestando nel fango le foglie aggrinzite.


Novembre 1924

Oh, quando mai ritroverò un'idea
con cui rialzarmi a riamare la vita?
quando m'avvamperà ancora nel cuore
questa fiamma che è ora agonizzante?
Oh! se tutta la gloria che ho sognato
deve fnire in questo buio orrendo,
perchè la pregustai e sopravvissi?

24 Ottobre 1925

Mi strugge l'anima perdutamente
il desiderio d'una donna viva,
spirito e carne, da poterla stringere
senza ritegno e scuoterla, avvinghiato
il mio corpo al suo sussultante,
ma poi, in altri giorni più sereni,
starle d'accanto dolcemente, senza
più un pensiero carnale, a contemplare
il suo viso soave di fanciulla,
ingenuo, come avvolto in un dolore
e ascoltare la sua voce leggera
parlarmi lentamente, come in sogno...

18 Aprile 1926

Senza una donna da serrarmi al cuore!
Mai l'ebbi e mai l'avrò.
Solo, stremato da desideri immensi di passione
e pensieri incessanti, senza meta.


Vorrei poter soffocare

Vorrei poter soffocare
nella stretta delle tue braccia
nell'amore ardente del tuo corpo
sul tuo volto, sulle tue membra struggenti
nel deliquio dei tuoi occhi profondi
perduti nel mio amore,
quest'acredine arida
che mi tormenta.
Ardere confuso in te disperatamente
quest'insaziabilità della mia anima
già stanca di tutte le coose
prima ancor di conoscerle
ed ora tanto esasperata
dal mutismo del mondo
implacabile a tutti i miei sogni
e dalla sua atrocità tranquilla
che mi grava terribile
e noncurante
e nemmeno più mi concede
la pacatezza del tedio
ma mi strazia tormentosamente
e mi pùngola atroce,
senza lasciarmi urlare,
sconvolgendomi il sangue
soffocandomi atroce
in un silenzio che è uno spasimo
in un silenzio fremente.
Nell'ebrezza disperata
dell'amore di tutto il tuo corpo
e della tua anima perduta
vorrei sconvolgere e bruciarmi l'anima
spardere quest'orrore
che mi strappa gli urli
e me li soffoca in gola
bruciarlo annichilirlo in un attimo
e stringermi stringermi a te
senza ritegno più
ciecamente, febbrile,
schiantandoti, d'amore.
Poi morire, morire,
con te.
Il giorno tetro
in cui dovrò soliatrio
morire (e verrà, senza scampo)
quel giorno piangerò
pensando che potevo
morire così nell'ebbrezza
di una passione ardente.
Ma per pietà d'amore
non l'ho voluto mai.
Per pietà del tuo povero amore
ho scelto, anima mia,
la via del più lungo dolore.



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